La mamma africana, molto più vicina di noi alla natura, porta il suo bambino sulla schiena qualunque cosa faccia e dovunque vada, e il neonato non ha nessun problema ad addormentarsi.
“La saggezza dei miceti.”
Nel cortile di casa è rimasta una piccola baracca tutta cadente che dei gatti randagi hanno eretto a loro territorio. C’è il grosso maschio bianco col suo harem, due miceti sottomessi e tre belle gatte che vanno in calore quando la natura lo comanda. Al tempo degli amori la notte si riempie di un concerto straziante e cacofonico; il grosso maschio inizia il corteggiamento. Dopo un giorno o due tutto è nuovamente silenzioso ma le belle gatte non si vedono più sul tetto della baracca; si sono appartate in qualche anfratto, “preparano il nido”, si prendono cura della loro gravidanza. Solo quando si porta loro da mangiare le vediamo avvicinarsi furtivamente per nutrirsi, poi di nuovo via nel loro covo. Passano i mesi e, un bel giorno le gatte compaiono fiere, seguite da tre o quattro miceti traballanti e arruffati: osservando gli animali si ha molto da imparare! Fino al giorno in cui i micini non sono in grado di sbrogliarsela da soli, la madre non li lascia mai e non appena uno di loro si allontana, questi comincia a miagolare a perdifiato per chiamarla. Mamma gatta è la sua sola ancora di salvezza; non appena se ne separa è in pericolo di vita, un cane può ucciderlo: è inscritto nei geni della specie!
Il periodo della gravidanza è molto delicato e complesso, un nuovo essere si sta costruendo nel ventre materno; ha solo bisogno di calma, serenità e dolcezza. Tutti i traumi che i genitori vivono in questi nove mesi potranno ripercuotersi sul bimbo, che a sua volta potrà aggiungervi un suo conflitto personale, capace di spingersi sino al sentirsi non desiderato: è l’aborto spontaneo del terzo mese.
Nella maggior parte dei moderni ospedali, quando nasce un bimbo, subito l’infermiera lo lava, lo veste e lo infila nella culla come tutti gli altri. Il neonato è paonazzo e piange a squarciagola, ma nessuno ci bada: sta chiamando sua madre, l’unica persona che può evitargli “di essere mangiato da un animale feroce”, la paura di tutti i cuccioli senza mamma. Arrivato a casa ha la sua cameretta con la culla e tutte le volte che la mamma lo mette a dormire e spegne la luce, il bimbo comincia ad urlare; è separato dalla madre e la chiama disperatamente perché la notte è ancora più pericolosa del giorno. Impariamo dai gatti!!
Le donne africane, molto più vicine di noi alla natura, porta¬no i loro bambini sulla schiena qualunque cosa facciano e dovunque vadano, e il neonato non ha nessun problema ad addormentarsi. Figlio all’età dell’asilo i piccoli hanno bisogno del contatto con la madre: non sono ancora in grado di badare a se stessi, e se lasciati soli vivono dei conflitti da separazione. Per questo eritemi, eczemi, arrossamenti, pustole sono all’ordine del giorno negli anni dell’infanzia.
Il conflitto della sega circolare è un caso tipico, spesso citato da Hamer: nelle vecchie case di campagna i contadini tagliavano la legna in cortile con la sega circolare; accadeva spesso che la mamma incinta passeggiasse nelle vicinanze proprio in quel momento. Il rumore della sega che taglia il legno è particolarmente stridente ed è interpretato dal futuro nascituro come il ruggito del leone nella savana. Per il bimbo è un trauma del tipo: “voglio scappare ma non posso”! Molti di questi bambini nascevano con una paralisi alle gambe.
Mai aver paura!
Niente è perfetto, tutto è perfettibile; niente è statico, tutto è movimento, altrimenti non ci sarebbe vita. Allo stato attuale della nostra evoluzione le leggi della Nuova Medicina sono quanto di meglio ci sia a disposizione per uscire dai nostri problemi: non provocano traumi, sofferenze, mutilazioni. Tuttavia esse sono efficaci solo se siamo disposti a farci carico di noi stessi accettando di essere noi soli gli artefici della nostra guarigione, senza demandare ad altri questa responsabilità. È molto più facile delegare che avere il coraggio di entrare negli angoli più bui e dimenticati della propria vita, poiché il viaggio è tal¬volta doloroso e può riservare delle sorprese. Ma, come spesso accade, più la prova da superare è stata dura, più la ricompensa sarà adeguata in termini di evoluzione personale. Per usare un esempio banale ma efficace, è come se dal piano terreno del vostro immobile passaste ad abitare al quarto piano: la visione del mondo circostante acquista un’altra dimensione. Dunque fatevi coraggio e non abbiate mai paura: la paura è una porta aperta a tutto, e… buon trasloco!”
mamma africana
mamma africana
Dal libro di Giorgio Mambretti e Jean Seraphin “La medicina sottosopra. E se Hamer avesse ragione?”