Treben, e uno dei preparati che faccio di persona, per essere sicura che si rispetta la ricetta originale, che si usava nei tempi di Nerone, contro l’avvelenamento. E molto difficile, trovare tutti composti in Italia, mi riferisco alla teriaca veneziana e aloe vera, in polvere.
erbe-svedesi-benefici_700x525 (1)
Tante delle erboristerie italiane lo vendono dai sacchi! Lo prendendo a 100 grami o quanto desideri, una porzione, e lo vendono cosi! O quello già preparato che lo vendono , senza ricetta, scritta sulla bottiglia, non fidatevi!
Il biter svedese, o le erbe svedese nascono come un panacea universale, che vi posso assicurare, basato sull’uso per decine di anni, che funziona al 100% :
10 g di Aloe *
5 9 di Mirra
0,2 g di Zafferano
10 g di foglie di Cassia
10 g di Canfora **
10 g di Rabarbaro radice
10 g di Curcuma radice
10 g di Manna
10 g di Teriaca Veneziana
5 g di Carlina radice
10 g di Angelica radice
Un totale di 92 grammi.
Le quantità di erbe per il biter svedese ( la tabella di sopra), messe a macerare in un litro e mezzo di acquavite di grano o di frutta a 40° in una bottiglia dal collo largo, lasciandola per 15 giorni al sole o in vicinanza di una fonte di calore. Scuoterla ogni giorno, prima di filtrarla per il travaso in una bottiglia più piccola ed ancora, ogni volta prima di servirsi del suo contenuto. Il resto, cioè quello che non è stato travasato nella bottiglia più piccola, può essere conservato un mese e mezzo e oltre. Si può usare per impacchi. Il liquido va travasato in bottiglie piccole che poi, chiuse ermeticamente, può essere conservato per molti anni. Più riposa, più aumenta il suo effetto.
* Invece dell’Aloe può essere utilizzata la polvere di Assenzio.
** È ammesso esclusivamente l’uso della Canfora naturale, cioè quella cinese.
“La seguente ricetta fu trovata, dopo la sua morte, fra gli appunti del celebre medico svedese e rettore della facoltà di medicina, Dr. Samst. Il Dr. Samst era deceduto all’età di 104 anni in seguito ad un incidente mentre cavalcava. Anche i suoi genitori ed i suoi nonni avevano raggiunto un’età patriarcale.
Ciò che ora vi dirò suonerà proprio come una favola; invece è accaduto veramente. Da giovane giunsi gravemente ammalata nei pressi di Lembach nel Muhlviertel. Dopo essere stata espulsa dalla mia patria nei Sudeti e sistemata in un campo profughi bavarese, mi ero ammalata di tifo addominale, di intossicazione di carne alla quale si aggiunse un’epatite e un’occlusione intestinale. Rimasi in ospedale più di sei mesi. Allorché mio marito fece venire in Austria me, il bambino e le nostre due madri, io ero ancora molto debole sulle gambe. Di notte ero colpita da dolori che trafiggevano il mio corpo come spade. In quei momenti non riuscivo a stare né seduta né coricata e contemporaneamente mi assalivano accessi di vomito e di diarrea. Ero proprio ridotta a mal partito. I medico diagnosticò postumi di tifo che spesso si manifestano per lunghi anni dopo la malattia. Un giorno una signora mi portò una bottiglietta contenente un liquido bruno scuro molto profumato. Aveva saputo della mia malattia e voleva aiutarmi. Queste Erbe Svedesi avevano liberato anche lei da un male gravissimo. Nella copia che portava con se di un «Antico Manoscritto» veniva spiegato in 46 punti come queste gocce avrebbero guarito ogni sorta di infermità. La ricetta, diceva, proveniva dalle opere postume di un celebre medico svedese il quale, come gli altri membri della famiglia, aveva raggiunto un’età straordinariamente avanzata. Secondo il punto 43, le gocce di Erbe Svedesi guarivano persino «ulcere pestose e bubboni anche se avevano ormai raggiunto la gola». In un primo momento riposi le gocce nella farmacia di casa. Non volevo proprio credere che queste, dall’aspetto così modesto, potessero restituirmi la salute visto che nemmeno il mio medico vi era riuscito. Ma presto mi ricredetti. Ero seduta davanti ad un cesto enorme pieno di pere più che mature che dovevano essere sistemate senza indugio ed utilizzate, quando mi colpì un nuovo attacco. Poiché mi avevano assicurato che le gocce potevano essere prese sia per via interna che esterna sotto forma di impacchi, non esitai ad applicare sulla mia pancia del cotone bagnato,( o i residui rimasti dalla preparazione) con le gocce coprendolo con un foglio di plastica e, legatomelo addosso col reggicalze me ne tornai al mio lavoro. Una sensazione meravigliosa di calore pervase tutto il mio corpo e improvvisamente ebbi l’impressione come se qualcuno, con un unico gesto della mano, mi liberasse da ogni male. Vi assicuro che con quest’unico cataplasma portato per tutta la giornata sotto il reggicalze avevo allontanato tutti i disturbi degli ultimi mesi. La malattia era come volatilizzata; mai più ebbi neanche un solo attacco.
Nostro figlio, che allora aveva sei anni, aggredito da un cane lupo, era rimasto terribilmente sfigurato. Delle cicatrici ipertrofiche di colore rosso scuro si formarono in seguito sul suo volto, dal naso alla bocca. Nel «manoscritto antico» si legge al punto 33 che tutte le cicatrici, le stigmate ed i tagli, anche se di antica data, quando vengano inumidite con queste gocce per 40 volte scompaiono definitivamente. Bagnammo quindi ogni sera in questo modo le cicatrici del bambino prima di metterlo a letto. Presto svanirono completamente, anche quelle all’interno del naso.
Con queste esperienze alle spalle giunsi a Grieskirchen nel 1953. Durante una visita ad una fattoria incontrai la giovane moglie dell’agricoltore, madre di due bambini, mentre mungeva le vacche nella stalla. Mi disse che da settimane era in preda a dolori di capo insopportabili e poiché il medico temeva un tumore, ella sarebbe dovuta andare a Linz per una radiografia. Il giorno stesso le inviai mio figlio con una bottiglietta di Erbe Svedesi affinché, per mezzo di un impacco, fosse liberata dei dolori almeno di notte. Ero proprio allibita quando alle sette del mattino seguente trovai l’agricoltore sull’ingresso di casa mia. «Cosa hai mandato a mia moglie? Dopo l’applicazione del cotone inumidito, i dolori sono scomparsi in due minuti. Al mattino poi, dal naso si sono liberati verso la faringe due tappi grossi come mignoli, color mattone.» Infatti si era trattato di una sinusite trascurata che era guarita con l’applicazione di un solo impacco. La donna ancora oggi giura sulle Erbe Svedesi. Anni fa ebbe per giunta l’occasione di salvare la figlioletta da una brutta polmonite per cui non rimane, ormai più sfornita delle famose gocce.
Una donna soffriva da diverse settimane di una sinusite purulenta dolorosissima. La respirazione attraverso il naso era diventata impossibile. Delle cure energiche di antibiotici e raggi non erano servite a nulla. Allora applicò durante la notte gli impacchi di Erbe Svedesi su fronte, occhi e naso. Sin dopo la prima applicazione percepì un sollievo. Dopo tre impacchi durante le notti successive si liberarono le vie di respirazione e attraverso il naso uscirono dei grossi tappi di pus.
Conoscevo di vista una giovane signora la quale, dopo la nascita del suo sesto bambino, sembrava soltanto l’ombra di quella che era stata prima. Le parlai e venni così a sapere che non riusciva ad ingerire più nulla. Dovette mandare tutti i suoi figli presso altre famiglie. Le consigliai le Erbe Svedesi. Circa tre settimane più tardi la rividi che era tornata la fresca e sana signora di prima. Le gocce avevano fatto miracoli. Riusciva nuovamente a mangiare tutto ed i figli erano tornati da lei. Disse: «E stato come se da me si fosse staccato un grosso animale», e raccontò inoltre che sua madre era stata ricoverata all’ ospedale con un piede terribilmente gonfio e che già da molto tempo camminava soltanto col bastone. 75 iniezioni non avevano apportato alcun giovamento. Aveva inviato alla madre il «manoscritto» consigliandole le Erbe Svedesi che infatti ebbero un effetto rapidissimo. Il piede era tornato normale ed il bastone era diventato superfluo.”
(Documento estratto dal libro di Maria Treben, “La Salute dalla Farmacia del Signore”, che è pubblicato in 33 lingue).